La Bottega del Buon Caffè per una cena indimenticabile

Venerdì scorso abbiamo approfittato del fatto che Franci avrebbe dormito a casa di un suo compagno di classe e abbiamo fissato una cena tete-a-tete io e Fabio. Abbiamo prenotato in un ristorante dove desideravamo andare da tempo, sin da prima che il giovane chef Antonello Sardi conquistasse la stella Michelin (un annetto fa), da quando abbiamo visto per caso un menu da Carapina in cui ogni piatto, dall’antipasto al dolce, era accompagnato da una pallina di gelato (e mi pare che tutta la cena venisse sui 45 euro a testa: bei tempi!). Dopo un paio di prenotazioni mesi fa, seguite da disdette per inconvenienti last-minute, fatte tramite l’amica Nina che si occupa del sito web di Borgo Santo Pietro, resort cinque stelle lusso nel senese, finalmente abbiamo trovato la nostra serata per festeggiare leggermente in anticipo il nostro decimo anniversario di matrimonio.

Lasciamo Franci a casa dell’amico e ci rechiamo a piedi al ristorante “La Bottega del Buon Caffè” (detto anche “Borgo Santo Pietro in the city“) dove ho prenotato per le 20.30 in Lungarno Cellini 69 / R a Firenze vicino alla Torre di San Niccolò. C’è un piccolo dehor e un locale interno molto caldo e accogliente (un po’ piccino quindi un po’ le voci dei commensali rimbombano) con comode poltroncine imbottite in colori neutri (ho fotografato poco, dato che a Fabio dava fastidio, dunque le foto dell’interno e dello chef le ho prese dal sito web del ristorante). L’accoglienza è perfetta, da ristorante stellato ma al contempo senza troppa affettazione, e abbiamo il piacere di avere vicina la cucina a vista. Possiamo notare la serieta’ assoluta con cui il giovane chef, appena trentatreenne, lavora con il suo staff senza neanche parlarsi. Si tratta di una squadra affiatata e rodata che sa a memoria il lavoro da compiere e con la massima attenzione cuoce, impiatta, raffina ogni piatto prima che sia portato in sala come vero capolavoro. Anche il caposala a un certo punto mi allinea le posate perchè siano perfettamente disposte sul tavolo 🙂

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Avevamo gia’ studiato il menu a casa prima di uscire escludendo l’interessante menu degustazione perchè a Fabio non piaceva il piccione mentre io non gradivo i due primi. Il caposala però ci spariglia le carte dicendo che il menu degustazione riportato è solo una traccia ma che in realta’ possiamo crearlo noi scegliendo i nostri piatti preferiti, a patto che siano gli stessi per il tavolo. Dopo tanto pensare alla fine optiamo nuovamente per il menu alla carta stabilito in anticipo – come antipasto Fabio sceglie la creme brulee di fois gras, gelato alla cipolla rossa, fave di cacao, pere e pan brioche (28 euro – a suo dire, indimenticabile perchè il fois gras diventava leggero e impalpabile in forma di mousse e i diversi sapori, sia singolarmente che insieme si sposavano splendidamente in bocca) mentre io prendo la battuta di cervo affumicato, funghi, rosa canina e nocciole (26 euro – vedi foto in alto a sinistra, l’avevate capito!?), Fabio aggiunge un primo: il risotto al parmigiano 24 mesi, lingua di vitello e sugo d’arrosto (26 euro) mentre io passo direttamente al secondo scegliendo il mitico piccione di Fiesole e fois gras, cime di rapa e carote (41 euro – vedi foto a destra). Fabio continua con la spalla d’agnello, topinambour, yogurt e polenta alla senape (36 euro). Non ci rimane che il dessert: Fabio prende la cheese cake della Bottega (19 euro) mentre io la mela caramellata, liquirizia e sorbetto al melograno (20 euro). Chiediamo la lista dei vini e ci portano un’enciclopedia Treccani ma per fortuna c’è un indice iniziale per tipologia. Scegliamo, con l’aiuto del caposala, un Pinot della Borgogna delizioso (costo circa 50 euro per un conto totale di circa 260 euro).


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Aprono le danze alcuni pre-antipasti (su ne vedete uno) davvero deliziosi per gli inconsueti abbinamenti di sapori, serviti con dei grissini fatti in casa lunghi e sottili (nella mia ignoranza credevo che si trattasse di un profumatore d’ambiente ma poi ho visto Fabio spezzarne e mangiarne uno 🙂 Mi sono piaciuti tantissimo i piattini, le scodelle, i piatti piani, i cubi, ecc. con decori e finiture scure molto affascinanti in ceramica realizzati ad hoc da un artigiano locale con la sigla del ristorante in fondo. Alla fine della cena lo chef è passato tra i tavoli a presentarsi e a prendersi i meritati complimenti mentre il caffè di Fabio è servito con tre deliziosi cioccolatini per ciascuno (ripieno di mela ricoperto di cioccolato bianco, nocciolato al cioccolato bianco e tartufo al cioccolato al latte) che da soli valevano come il dessert. Nel mio caso la bellezza sovrastava il sapore – con la liquirizia, il croccante, la meta il pasticcere è stato in grado di realizzare un vero e proprio quadro! (vedi foto a sinistra).

Una serata perfetta, in un locale accogliente dove vi consigliamo di festeggiare un’occasione importante coccolati e riveriti dal personale per degustare le preparazioni di questo giovane chef, organizzato e creativo allo stesso tempo.