L’impatto del coronavirus sulla (mia) vita

Per me (e non solo per me) il coronavirus è stato un shock. Non esattamente la diffusione del virus, o comunque non solo quello, quanto i provvedimenti che sono stati presi per debellarlo. Quando ho sentito che questo virus impazzava in Cina e che il Governo cinese ha rinchiuso tutti in casa per settimane ho pensato che alla fine non si sarebbe propagato più di tanto in Europa e che comunque era proprio da strascico del vecchio regime costringere i cittadini ad essere blindati in casa senza libertà di movimento. E invece il virus si è diffuso in maniera pandemica (e ancora si sta diffondendo) e i medesimi provvedimenti sono stati presi anche in Italia, un po’ alla volta.

PRIMA BOTTA: scuole chiuse, tra l’altro dopo una tracheite di Francesco, quindi già giornate in cui ero blindata a casa con lui malato. Chiuse sino al 15 marzo. Poi sino al 3 aprile. Poi … !?

SECONDA BOTTA: cinema, musei, eventi, aperitivi, momenti di aggregazione e convivialità chiusi. Peccato: senza turisti sarebbe stato il momento giusto per visitare luoghi di solito affollati e con coda insieme a Francesco.

TERZA BOTTA: ristoranti, bar, negozi chiusi a partire dalle 18.00. OK non si può andare a cena fuori ma, tra un compito e un altro, si può uscire a prendere un caffè e acquistare una scemenza insieme

QUARTA BOTTA: tutto chiuso se non i negozi di prima necessità, supermercati, tabacchini, farmacie e poco altro. Distanza di 1 metro l’uno dall’altro ovunque. Ecommerce saturi.

Come l’ho presa? M A L I S S I M O ! Una botta (anzi quattro, una dietro l’altra) da cui solo ieri ho iniziato a riprendermi dopo 10 giorni di shock e depressione totale. (foto di Tommaso Pini)

Firenze coronavirus
Il Ponte Vecchio a Firenze deserto (foto di Tommaso Pini)

 

SE IL LAVORO (FREELANCE) PREVEDE RELAZIONI E USCITE

Sono libera professionista e le mie entrate sono fatte da attività che hanno a che fare con eventi (p.e. le Fuckup Nights Firenze) e con la formazione in presenza (corsi in azienda o presso scuole e agenzie formative). Altra entrata sono i post e le interviste a locali di ristorazione di Firenze per una testata online locale. Anche in questo blog, che rappresenta un hobby (un diario personale), parlo di viaggio, ristoranti, musei … tutte cose adesso non sono praticabili (e il traffico si è dimezzato in pochi giorni). In più con alcune socie stiamo sviluppando un’idea di startup basata sulla progettazione di iniziative cross-settoriali di contaminazione … C O N T A M I N A Z I O N E … oggi questa parola vuol solo dire CORONAVIRUS e PANDEMIA. Immaginatevi come potevo sentirmi con questa mazzata cadutami tra capo-e-collo.

CHIUSI IN CASA 24 ORE SU 24 IN FAMIGLIA

Sono passate le prime settimane. Stress. Depressione. Senso di soffocamento. Impossibilità di movimento. Mancanza di aria. A noi piace uscire, girare, visitare, mangiare, scoprire, viaggiare. E in casa? Fabio in casa si sente chiuso in gabbia. Francesco si attacca alla Play o allo smartphone. Io in casa con Fabio e Francesco non riesco a concludere nulla (a parte che ho ben poco da concludere, vedi sopra). Sto provando a cercare qualcosa di ‘ludico’ da fare nel tempo libero con tutti e tre ma il Risiko non piace a Fabio, i film scelti da Fabio non piacciono a me e a Franci e quelli scelti da me annoiano Fabio e Franci, a burraco in tre … come si gioca? Forse ci rinuncio per trovare alcune cose da fare in due: io e Fabio, io e Francesco. Da oggi ho deciso di coltivare la gentilezza e la gratitudine che credo di avere dentro di me ben nascoste da un atteggiamento brusco e sbrigativo, spesso viene mal interpretato. Ho tre settimane per farlo. Ci riuscirò?

Firenze flashmob coronavirus FUL
Flashmob sui balconi di Firenze (foto da FUL Magazine)

COME SI COMPORTANO L’ITALIA E GLI ITALIANI E…

Mi sto riscoprendo ‘nazionalista’. Io che dicevo che avrei annullato tutti i confini. Nazionalista non vuol dire ‘sovranista’, attenzione. Vuol dire che mi sto riconoscendo molto di più nello spirito italiano di gestire le situazioni di emergenza. Pur andando contro la nostra natura di animali sociali. Il rispetto delle regole non è il nostro forte, i cinesi e i popoli nordici e anglosassoni sono abituati a seguirle senza pensare e senza discutere. Noi finchè abbiamo potuto abbiamo continuato ad andare in vacanza, a sciare e al mare, scappando dalle zone rosse (e spargendo il virus in giro) o tornando a casa (però lo sono stata anche io e ho un minimo di comprensione per gli studenti fuorisede che sono tornati da mamma e papà sempre che stiano in quarantena, come previsto). Però ora abbiamo capito che il problema non è prendersi questa forte influenza in prima persona bensì contagiare gli altri, in particolare gli anziani e i malati, intasando i reparti di terapia intensiva degli ospedali che stanno già facendo fatica a sopportare l’emergenza. Una volta capito questo, tutti ci siamo sentiti responsabili e stiamo seguendo le regole. Con qualche flashmob al balcone che rallegra le nostre monotone giornate chiusi in casa. (foto da FUL magazine)

L’EUROPA E IL RESTO DEL MONDO

Sono un (ex?) europeista convinta dai tempi di Prodi. E adesso? Mi sembra che l’Europa non esista, al di là degli aspetti economici che avvantaggiano solo qualche nazione. Ci sono i profughi da ospitare? E’ un problema dell’Italia. C’è il coronavirus da combattere? E’ un problema dell’Italia. Sono sicura che noi italiani non avremmo bloccato le frontiere se il coronavirus fosse scoppiato in Francia o in Germania e invece questi mentecatti hanno addirittura cercato di NON farci pervenire le mascherine di cui i sanitari hanno bisogno urgente. E poi c’è la Cina che ha mandato i medici esperti per supportare i nostri a fronteggiare l’epidemia. E il Canada che ha colorato di tricolore le cascate del Niagara. Ma l’Europa? No comment. Non è basata sulla comunanza di valori. E allora che senso ha?

Bandiera italiana cascate del Niagara
Il tricolore sulle cascate del Niagara lato Canada

COSA SUCCEDERA’ DOPO IL CORONAVIRUS?

In casa ci sono due scuole di pensiero. E se questo virus ci abbia fatto comprendere come siamo tutti sulla stessa barca, i profughi africani e siriani e i malati cinesi e italiani? Ha senso lavorare 10 ore al giorno per foraggiare un sistema economico che si auto-alimenta? Forse quello che non è riuscito a Greta ci ha pensato la natura a compiere ossia ridurre drasticamente le emissioni di CO2 nel mondo grazie alla riduzione del traffico e minimizzazione della produzione industriale? C’è chi pensa, al contrario, che appena cessata l’emergenza le aziende saranno più ‘cattive’ di prima e licenzieranno per aumentare i profitti recuperando i mesi persi. E gli sciacalli della politica (ben noti) non vedono l’ora di dare addosso ai governi per l’inevitabile crisi economica che ne scaturirà. Chi vivrà, vedrà.