La caccia all’untore e la ‘distanza sociale’

Come dicevo nel precedente post, il coronavirus sta portando a galla tutto il meglio di noi ma anche tutto il peggio di noi. Quale lato dell’umanità avrà il sopravvento? Già in casa ci sono due scuole di pensiero diverse: io dico che vincerà il lato ‘buono’, che una volta usciti avremo scoperto le vere priorità della vita e l’importanza della collaborazione mentre Fabio è convinto che quando tutto cesserà saremo ancora, uomini e aziende, più cattivi ed egoisti di prima. Ma cosa stiamo scoprendo di noi, per esempio sui social network, che amplificano il sentito comune (e, ahimè, quasi sempre il peggio di noi)?

La caccia all’untore è aperta

E’ sempre colpa di qualcuno o qualcosa se il contagio non decresce, anzi, aumenta. Sempre colpa di qualcun’altro o di qualcosa che noi non facciamo, ovviamente.

Prima la colpa era dei lombardi che sono andati al mare o in montagna nel primo weekend di lockdown (e qui un po’ in incoscienza e menefreghismo ce lo vedo). Poi degli studenti fuorisede che qualche ora prima della chiusura della Lombardia hanno deciso di tornare al Sud per evitare la quarantena nelle loro stanze doppie o monolocali del Nord.

Coronavirus untore
La caccia all’untore PRIMA del coronavirus

Chiusi all’interno delle nostre città ce la siamo presa con i runner solitari, i padroni di cani da portare in giro, i vecchietti che vanno a fare la spesa acquistando solo 6€ di roba per arrivare all’untore del giorno: il genitore che scende a portare i figli a prendere una boccata d’aria. E poi #restiamoincasa c’è un sacco di gente in giro… ma dove l’hai vista questa gente, quando io dalla mia finestra in giro non vedo mai nessuno? L’ho vista in giro, mentre andavo a buttare i rifiuti col figlio o a correre col cane. Io che, ovviamente, mantengo la distanza di sicurezza ed esco 10 minuti 10 mentre gli altri lì a fare bisboccia parlandosi fitto fitto e vicino vicino.

Ecco si sempre GLI ALTRI. Ma se ognuno iniziasse a pensare a comportarsi responsabilmente in prima persona senza pensare a quello che fanno gli altri? E se mio figlio avesse mal di denti e di orecchio e dovessi portarlo d’urgenza dal dottore? E se avessi mal di testa e dovessi andare di corsa in farmacia a prendere un antidolorifico? Eh signora mia sono sempre gli altri! Chi sarà il colpevole di domani?

Manteniamo la ‘distanza sociale’

coronavirus distanza sociale
Abbiamo aumentato per SEMPRE la distanza sociale a causa del coronavirus?

Non sono mai stata una tipa esageratamente espansiva o affettuosa, pur essendo del Sud. Però questa storia della ‘distanza sociale’, della mascherina e dei guanti da indossare per difendere e difendersi dagli ALTRI quando si esce, non la sto prendendo bene.
Maledetto virus: oltre ad aver annullato in un colpo quasi tutti i miei lavori (menomale che ne è partito almeno uno altrimenti avrei appeso la mia partita IVA al chiodo), ci costringerai a diffidare del prossimo, il possibile ‘untore’, appunto, a girare con la mascherina (se non a mettercela anche in casa) quando avremo la tosse o il raffreddore, a stare a distanza di sicurezza dagli altri bandendo strette di mano o i baci quando ci incontreremo. Uno stile di vita che abolisce la convivialità e l’espansività tutta italiana per diventare freddo e asettico come nei paesi nordici. E la faccenda non mi piace …

(la splendida illustrazione è di Tartila presa da Shutterstock e vista sull’articolo del magazine Nautilus che distingue tra “distanza sociale” e “distanza fisica” – lo trovi qui)