Sara Enge e i 100 km del Passatore

Lorenzo Lombardo di Firenze parkrun (vai qui) ha intervistato per noi Sara Enge (@sspirulina su Instagram), 43 anni, svedese di nascita ma con oltre 20 anni di permanenza in Italia, una runner che corre scalza. Sara non ha sempre corso così, ha provato e riprovato e il prossimo 25 maggio sarà alla partenza della 100 Km del Passatore che percorrerà… scalza ovviamente!

LL: Ciao Sara, raccontaci un po’ della tua passione di runner e di come sei diventata una runner scalza, una barefoot runner come si dice in inglese.

SE: Ho iniziato a correre 10 anni fa e fino a 2 anni fa ero una runner per così dire “normale”. Non dovevo perdere peso ed ero (o almeno credevo) di essere già abbastanza in forma avendo fatto nuoto per anni. Nonostante questo, le prima uscite erano tutt’altro che facili. Era piena estate, faceva caldissimo e dopo poche centinaia di metri mi mancava il fiato e dovevo passare alla camminata. Mi ci sono volute settimane di allenamenti per riuscire a correre tutti i 5 km del lungomare di Genova senza fermarmi. Dopo qualche mese la corsa è diventata come una dipendenza e ormai correvo anche 5, 6, 7 volte alla settimana.

Dopo un paio di anni ho trovato il coraggio di iscrivermi alla mia prima gara, la mezza di Genova. All’epoca credevo che le gare fossero solo per “quelli bravi” e che probabilmente sarei finita ultima invece è stata un’esperienza bellissima e superemozionante! Non sono finita ultima, anzi, ho anche superato parecchie persone e da allora non ho più smesso di fare le gare.

LL All’inizio quindi correvi come tutti, con le scarpe, com’è successo che sei passata a correre scalza?

SE: Ad essere sinceri non mi è mai piaciuto correre con scarpe molto ammortizzate. Ho sempre preferito scarpe leggere e minimal, correvo sempre con le Nike Free fino a 2015 quando ho preso un paio di Fivefingers. Mi sono subito innamorata delle mie “scarpe con le dita” anche se mi sembrava sempre di essere l’unica persona a Genova a correre con calzature minimal. Mi sono sentita dire di tutto: che mi sarei rovinata le ginocchia, i piedi, la schiena, etc.. e che bisogna per forza correre con più ammortizzazione. Solo tramite Facebook sono riuscita a entrare in contatto con altri runner minimalisti. Mi sono iscritta a dei gruppi di corsa naturale dove i runner più “estremi” correvano addirittura senza scarpe. Non ne capivo proprio il senso.

Alla mezza maratona di Pistoia nel 2017 ho conosciuto di persona una di questi scalzisti: Paola Corini, la migliore barefoot runner femminile in Italia, forse nel mondo. Corre le maratone scalza in 3.20 e le mezze in 1.30 circa. Mi ha colpito molto la sua tecnica di corsa: veloce, fluida, leggera, silenziosa, come una specie di moonwalk ma senza scarpe. Sono rimasta come fulminata e ho subito deciso che avrei iniziato a correre scalza anch’io.

LL: Com’è stata la tua esperienza iniziale a correre senza scarpe?

SE: La prima uscita è stata dolorosa ma nello stesso tempo molto piacevole. Era una calda mattina di primavera e mi è piaciuto molto la sensazione dell’asfalto liscio e tiepido sotto ai piedi. Avrò fatto poco meno di 1 km la prima volta ma piano piano sono riuscita ad allungare le distanze e dopo soli 6 mesi ho corso un’intera maratona scalza, la maratona di Parma nel 2017. Lo stesso anno ho corso anche la maratona di Pisa scalza in 4.23. L’anno dopo ho corso altre 6 maratone più alcune mezze maratone e corse di 10 Km.

Sempre nel 2018 con altri 4 runner scalzi abbiamo formato una squadra chiamata Feel Free per partecipare alla staffetta dell’Ultramilanosanremo. Abbiamo corso tutti i 285 km della staffetta senza scarpe, divisi in 5 frazioni. La mia frazione era di 64 km quindi ormai posso intitolarmi non solo maratoneta scalza ma anche ultramaratoneta scalza. Alla partecipazione della gara abbiamo legato un progetto di raccolta fondi per rifugi per animali abbandonati. Per avere più visibilità sia per la raccolta fondi sia per la corsa naturale abbiamo contattato alcuni giornali locali per chiedere se potevano scrivere qualche articolo sul progetto. Ad un certo punto la notizia della folle squadra di ultramaratoneti scalzi si è sparsa e perfino dei giornali nazionali come Il Corriere della Sera, Il Secolo XIX e la Gazzetta dello Sport hanno parlato di noi.

LL: Parliamo del Passatore 2019. Sei pronta?

SE: Si, quest’anno alcuni di noi di Feel Free correremo la mitica gara del Passatore scalzi. Questa volta lo scopo è quello di raccogliere soldi per un rifugio per animali abbandonati in Siria e come sempre anche “fare pubblicità” per la corsa scalza. Mi sto preparando per il Passatore come penso facciano tutti cioè facendo tante corse lunghe, anzi lunghissime solo che io le faccio senza scarpe, quando posso. Sono tornata a vivere in Svezia e qui per via del freddo non riesco sempre a correre scalza. Quando la temperatura è troppo bassa mi metto gli Skinners che sono una specie di calzino con una suola di gomma fatta apposta per la corsa.

LL: Ma insomma, perché correre senza scarpe? 

SE: Per me il motivo principale è che è semplicemente più bello correre così. Vivere la corsa nella sua forma più pura. Siamo nati senza scarpe ed è così che abbiamo corso per centinaia di migliaia di anni. Senza scarpe ti senti più leggero, i passi si accorciano e l’impatto sul corpo quando atterri col piede è meno forte quindi si riducono gli infortuni. Anche i tempi di recupero tra una corsa e l’altra si riducono. La circolazione del sangue migliora e si rinforza il sistema immunitario.

Correre senza scarpe ti costringe a essere più concentrato su quello che fai, più presente nel qui e ora e vivi ogni uscita più intensamente. Nello stesso tempo la corsa diventa meno seria, ti fissi di meno ai tuoi tempi al km e pensi più alle belle sensazioni che la corsa ti regala. Avere i piedi a diretto contatto con la terra ha un effetto calmante sul corpo e sulla mente. Questo fenomeno si chiama “earthing” o “grounding”, ed esistono tanti articoli in rete per chi vuole approfondire.

LL: Però le scarpe offrono tanta protezione ai piedi no?

SE: Si, certo che le scarpe offrono protezione ai piedi, ma con troppa ammortizzazione secondo me diventa una corsa innaturale. Il piede si indebolisce e poi gli infortuni si susseguono. Io corro in media 40-60 km alla settimana, più di 2.000 km all’anno e da quando corro scalza non ho più avuto infortuni (a parte qualche taglietto sotto ai piedi) e anche alcuni dolori relativi alla corsa che avevo prima sono spariti del tutto.

In genere quando un runner ha un dolore da qualche parte compra un paio di scarpe ancora più ammortizzate (e ancora più costose) oppure delle solette “magiche” per risolvere il problema del ginocchio/anca/schiena/piede ma così non fa altro che indebolire ulteriormente i propri piedi e il problema si cronicizza. Invece bisogna partire dalle basi nel vero senso della parola e allenare prima di tutto i piedi. Solo con dei piedi forti si evitano infortuni e dolori nel resto del corpo.

Ovviamente ognuno è libero di correre come vuole. Non voglio imporre il mio modo di correre a nessuno. Cerco piuttosto di essere d’ispirazione, condividendo su Facebook e Instagram le mie corse e i miei vari folli progetti come l’Ultramilanosanremo e il Passatore. Non lo faccio per vantarmi o mettermi in mostra, i miei tempi non sono di certo da top runner ma per mostrare che non è necessario comprare scarpe da 200 euro per correre e che esiste uno stile di corsa diverso e più divertente.

Grazie mille Sara per il tempo che ci hai dedicato! Ovviamente faremo il tifo per te, come per tutti i podisti che 25 Maggio prenderanno il via alla 47° edizione del Passatore, la 100 Km più bella del mondo. I tuoi piedi nudi saranno sicuramente oggetto di attenzione di tanti runner, come noi.