Lego Serious Play per risolvere problemi complessi con creativita’

Un forte incentivo per aderire alla bella iniziativa organizzata dall’associazione culturale Pepe Lab sobbarcandomi un viaggio non proprio comodissimo fino a Macerata, è stato quello di poter partecipare al workshop sulla metodologia Lego Serious Play che mi incuriosiva da tempo. Tenuto dal formatore Lorenzo Massacci di E-xtrategy presso l’Universita’ di Macerata, le quattro ore di workshop dimostrativo non hanno deluso le mie attese. Sin dalla presentazione di noi stessi fatta agli altri componenti del nostro team temporaneo usando quattro parole con iniziali L E G O. Io sono avvantaggiata chiamandomi Laura ma, nonostante ciò, non è stato facile e istantaneo perchè questa richiesta ha completamente sparigliato le carte facendoci pensare in modo differente dal solito… ed è solo uscendo dai consueti binari che si possono trovare soluzioni innovative!LegoSeriousPlay (10)

IMG_1878

Arrivati in aula abbiamo trovato tre tavoli con tanti pezzi di Lego a un’estremita’ e alcuni pezzi, uguali per tutti, in sacchettini trasparenti in ognuna delle postazioni. Lorenzo inizia con alcune slide per presentare le origini della metodologia brevettata Lego Serious Play, nata all’interno dell’azienda danese in un momento critico di ripensamento complessivo negli anni ’90. Dopo essersi rivolgerti ai consueti consulenti strategici esterni, con relative soluzioni inadatte all’azienda, creativa per eccellenza, il fondatore della Lego Kristiansen decise di utilizzare il loro ufficio interno al MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston per elaborare una metodologia proprietaria (adesso linea di business autonoma).

Per omogeneizzare le conoscenze dei partecipanti che vedono professori e studenti, consulenti e startupper, esperti di comunicazione e avvocati, partiamo da alcune definizioni: strategia (vedere la situazione dall’alto) e tattica (vederla dalla trincea), decidere declinando la strategia in tattica trasformandola in operativita’, organizzazione tradizionale (piramidale) e sue difficolta’ (in primis la paura di decidere per non sbagliare che porta ad attendere che qualcun altro decida per noi). Eppure occorre decidere, sempre e velocemente, da soli o in team, per allontanarci da cio’ che ci spaventa e avvicinarci a ciò che ci rende felici. Dal Mental Model (modello decisionale) del singolo passiamo al Team Mental Model, condividendo valori e obiettivi per prendere in ogni momento decisioni migliori.

Passiamo ai Lego. Quante combinazioni sono possibili con 6 mattoncini? Ben 102.981.500 combinazioni diverse!!! Ecco perchè la metodologia facilita il pensiero divergente per la risoluzione di problemi complessi. La dimostrazione? La costruzione di una torre con i mattoncini del sacchettino in autonomia seguendo le regole: non usare quelli grigi, porre più in alto un mattoncino verde e utilizzare la basetta. Ci è stato dato il tempo di una canzone e successivamente ognuno di noi ha dovuto spiegare agli altri componenti del team il piano utilizzato per costruire la torre e le caratteristiche che la rendevano unica. Incredibile notare le quattro torri assolutamente diverse l’una dall’altra e soprattutto i diversi piani: da chi ha pensato di usate tutti i mattoncini a chi l’ha creata più lineare e simmetrica possibile. Ed ecco le basi del metodo che parte da domande proposte dal facilitatore, dalla costruzione individuale e dal racconto di tutti della storia del proprio modello (metafora del mondo reale). Solitamente nelle aziende, specie nelle riunioni, decidono e parlano sempre i soliti e gli altri fanno da tappezzeria (per pigrizia o per paura). Era quello che voleva evitare Kristiansen quando ha pensato di elaborare la metodologia!

LegoSeriousPlayCome secondo lavoro manuale (e le mani sono il motore di ricerca del nostro cervello) ci viene chiesto di ricreare un modello tra alcuni stampati in un foglio senza istruzioni nel tempo di due canzoni. Una volta terminato il primo modello, possiamo cimentarsi con la realizzazione di un secondo modello (modificando qualche pezzo se gia’ usato per il primo modello). Il modello realizzato rappresenta il nostro maestro ideale nel mondo intangibile per creare il quale abbiamo la possibilita’ di modificare, spostare, togliere o aggiungere un massimo di 10 pezzi. E poi abbiamo dovuto raccontarlo agli altri componenti del team spiegando il significato anche dei pezzi apparentemente inutili che si possono rivelare essenziali per la nostra metafora. La metodologia Lego Serious Play si basa sul Costruzionismo: quando costruiamo qualcosa di concreto nel mondo reale, stiamo costruendo anche nella nostra mente. Ecco perchè è utile prendere appunti senza mai più rivederli: per fissare i concetti nella nostra mente.

E’ tempo di conoscere alcune regole del serious playing (giocare seriamente) che portano a innovazione di qualita’:

  1. osservare i modelli e ascoltare le storie
  2. parlare (solo) dei modelli (focus) non delle persone
  3. non interpretare e non criticare i modelli e le storie degli altri
  4. tutti devono sempre partecipare e dare il PROPRIO significato (non c’è un modo corretto ma il TUO modo)
  5. se costruisco, tu DEVI ascoltare la MIA storia e, una volta raccontata, DEVI accettarla
  6. si possono fare domande ma solo sul MODELLO (non sulla persona)
  7. il costruttore è il proprietario del modello

LegoSeriousPlay-2

In ogni persona c’è un enorme potenziale per poter risolvere con l’immaginazione (quasi) tutti i problemi delle organizzazioni che devono adottare una logica di inclusivita’ e di disponibilita’ al cambiamento. E dopo queste ‘pillole’ metodologiche, parte l’ultimo esercizio della mattinata: la ridefinizione del sistema educativo italiano utilizzando non solo i nostri pezzi, messi in comune, ma anche quelli presenti sul tavolo a disposizione di tutti. Per realizzare il modello occorre fare leva sulla propria esperienza personale a scuola da bambini e da adulti enfatizzando i fallimenti e i successi. Dopo aver elaborato il modello singolo, occorre raccontarlo agli altri e passare a rappresentare il sistema educativo ideale indicando con un mattoncino rosso trasparente il CUORE del modello,

quello senza il quale l’intero modello viene a perdere di significato. A questo punto si passa alla realizzazione del modello condiviso fatto con tutti i CUORI dei singoli modelli, più altri elementi aggiuntivi che l’intero gruppo ritiene importanti per la sua definizione. Questa è la definizione della VISION, alla basa della strategia, in cui c’è un pezzo di ognuno di noi e il portavoce del team se ne fa carico al momento dell’esposizione del modello in plenaria.

Nel caso specifico non c’erano conflitti e/o obiettivi specifici quindi il nostro task era facilitato ma abbiamo comunque capito come la metodologia Lego Serious Play si possa utilizzare in tanti casi aziendali o personali dai percorsi di carriera e reputazione individuale a problemi all’interno del team di lavoro, dalla definizione di strategie operative alla gestione del cambiamento aziendale, dall’evoluzione di un brand alla creazione di cultura condivisa (in startup e/o acquisizioni) e così via. Carrambata finale: solo a pranzo, dove il nostro team ha continuato a lavorare (diciamo così) ho scoperto che la nostra portavoce era la mitica Anna Torcoletti, con cui sono in contatto su tutti i social da ere geologiche e che finalmente ho conosciuto di persona (potevamo farci almeno un selfie, però!)