FAI Marathon i Tesori di Firenze

La FAI Marathon è una giornata alla scoperta di centinaia di beni culturali e artistici di solito chiusi al pubblico. Domenica 16 ottobre ben 600 beni sono stati aperti gratuitamente in tutta Italia con visite guidate realizzate dai volontari dei Gruppi Giovani del FAI (Fondo Ambiente Italiano). A Firenze abbiamo visitato per la prima volta il Complesso di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi con la Sala del Perugino e l’Ospedale di Santa Maria Nuova.

FAI Marathon alla scoperta di 600 beni artistici nascosti

La FAI Marathon organizzata dai Gruppi Giovani del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per il quinto anno unisce alla campagna promozionale di raccolta fondi autunnale la possibilità di visitare centinaia di luoghi dell’immenso patrimonio artistico e culturale italiano solitamente chiusi al pubblico. Domenica 16 ottobre 600 beni in 150 città italiane sono stati resi visitabili grazie all’impegno di 3.500 volontari del FAI con itinerari speciali in modo gratuito (o con un piccolo contributo). Io e Fabio insieme a Clarissa, associatasi per l’occasione, abbiamo scelto due dei tre luoghi visitabili a Firenze.

Complesso Santa Maria Maddalena de’ Pazzi – Sala del Perugino

Iniziamo entrando nel Liceo Classico Michelangiolo i cui studenti, emozionati e preparati, ci mostrano i punti storicamente più interessanti della loro scuola. Il Complesso di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi risale al 1257 in cui venivano ospitate donne di malaffare convertite che seguivano la regola di San Benedetto. Alle Convertite seguirono i Cistercensi nel 1322 insediati un secolo dopo con il convento costruito su progetto di Giuliano da Sangallo a fine 1.400 con il quadriportico in stile ionico da cui si accede alla Chiesa. L’interno vedeva preziose opere di Botticelli, Perugino, Ghirlandaio, ecc. ora sparse in musei di Firenze, Parigi, Monaco e San Pietroburgo e sostituite da pezzi di minor pregio. Nel 1629 i frati scambiarono la proprietà con le monache Carmelitane spostandosi in Oltrarno al Cestello che portarono le spoglie della consorella Maria Maddalena de’ Pazzi morta nel 1607 e beatificata da papa Urbano VIII a cui venne dedicata la Chiesa. Furono affrescate la volta e le pareti con storie di vita della santa e la cappella maggiore in forma di mausoleo per custodire le reliquie della santa. Nel monastero ebbe luogo la vicenda di Maddalena Trenta, nobildonna di Lucca diventata monaca di clausura di cui si innamoro il re di Danimarca che la incontrò nel 1691 attraverso la grata che ci è stata mostrata. La Chiesa presenta un’essenziale struttura con navata quattrocentesca, presbiterio seicentesto e sei cappelle lateralin con intonaco bianco e fregi in pietra serena nella quale spicca la spettacolare ricchezza barocca della Cappella Maggiore con marmi policromi, bronzi, statue, affreschi, tele e una cupola affrescata con l’ascesa di santa Maria Maddalena de’ Pazzi con tutti i santi fiorentini verso il cielo. Due pale laterali di Luca Giordano, quattro sculture in marmo di Carrara, putti di marco e bassorilievi bronzei con storie della santa completano la complessa opera. Terminiamo la visita con il meraviglioso affresco del Perugino, la Crocefissione, nella Sala Capitolare del convento (visitabile martedì e giovedì pomeriggio) risalente alla fine del 1400, commissionato dalla famiglia Pucci per 55 ducati d’oro. La parete tripartita vede al centro il Crocifisso adorato dalla Maddalena, a sinistra ci sono la Madonna e San Bernardo e a destra Giovanni Evangelista e San Benedetto. Al lato sono esposti un affresco di San Bernardo che accoglie il corpo di Cristo con la sua sinopia (disegno preparatorio di colore rossastro) realizzato da un allievo del Perugino.

Dove: all’interno del Liceo Classico Michelangiolo in Borgo Pinti 58 a Firenze

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Ospedale di Santa Maria Nuova

Santa Maria Nuova a Firenze è l’Ospedale cittadino più antico ancora funzionante del mondo fondato nel 1288 da Folco Portinari per curare i malati ma anche per ospitare gli anziani, attività redditizia per le eredità che, alla morte dell’anziano, spesso venivano donate alla struttura (non i pellegrini per i quali i primi tre giorni di ospitalità erano gratuiti). Folco Portinari, il padre di Beatrice amata da Dante, realizzò la struttura su suggerimento di Monna Tessa, la governante di famiglia che vi è sepolta dopo aver fondato le suore Oblate. Folco Portinari era un ricchissimo commerciante poi banchiere (all’epoca attività al confine con lo strozzinaggio) che nell’ultimo periodo della sua vita decise di compiere un’opera pia e acquisto dei terreni in Borgo Pinti poi scambiati con quelli di via Bufalini, dove ora sorge l’Ospedale, che all’epoca aveva 6/8 posti letto. Nel 1344 per la peste l’Ospedale si ingrandì, diviso in reparto femminile dall’altra parte della strada gestito dalle suore Oblate e reparto maschile (con un sottopasso per evitare che le suore di clausura fossero viste all’esterno). Le donazioni servirono per la ristrutturazione architettonica e la decorazione delle lunette: nel 1500 la struttura si ampliò ad opera del Buontalenti con facciata progettata da Giulio Parigi mentre nel 1600 raddoppiò grazie ad alcuni benefattori di cui sono stati realizzati i busti. Nel 1700 vengono realizzate la Biblioteca della Scuola di Medicina al I piano e dall’architetto Michelucci nel secolo scorso fu realizzato il lato destro della struttura.

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Nel Chiostro delle Ossa è seppellito il conte Galli Tassi, benefattore che donò ben 1.800.000 lire che servirono alla nascita dell’Ospedale di Careggi e una pietra è stata posta alla base dell’Ospedale di Ponte a Niccheri. All’interno dell’Ospedale è presente la Pinacoteca con tante opere artistiche tra cui la lunetta originale in terracotta con l’incoronazione della Vergine (la copia è all’ingresso della Chiesa dell’Ospedale), il dipinto di Bicci di Lorenzo Consacrazione della nuova chiesa di Sant’Egidio da parte di papa Martino V, una scultura sacra di Lorenzo Ghiberti e altre opere di ispirazione sacra. Nell’altro Chiostro interno all’Ospedale sono presenti simboli del lavoro industriale, un’opera di Della Robbia l’accesso alla Chiesa di Sant’Egidio con unica navata senza transetto (opera di Lorenzo di Bicci) consacrata da papa Martino V nel 1419 quando visitò l’Ospedale di Santa Maria Nuova. Nello stesso secolo fu arricchita da affreschi di celebri artisti del Rinascimento che l’avevano resa pari alla Cappella Brancacci (opere quasi completamente perse). Il tabernacolo ha uno sportello in bronzo con Cristo Benedicente del Ghiberti e sulll’altare c’era l’Adorazione dei Magi di Lorenzo Monaco poi sostituita dal Trittico Portinari del fiammingo van der Goes, studiata dal Ghirlandaio e da Botticelli (opere ora agli Uffizi). Nel Cinquecento la Chiesta fu restaurata su progetto del Buontalenti messo in opera da Giulio Parigi coprendo gli affreschi con altari in pietra serena decorati con grandi pale. Affascinante la scalinata ricurva che porta all’altare rialzato e decorato con pietre dure nel secondo successivo e il soffitto decorato mentre sul pavimento è seppellito Folco Portinari, fondatore dell’Ospedale, con lo stemma bianco e nero della sua famiglia. Molte opere sono state spostate nella Pinacoteca dell’Ospedale che mi riprometto di visitare presto (neanche sapevo della sua esistenza!).

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