7 luoghi straordinari per FAI Firenze di primavera

Sabato 23 e domenica 24 marzo hanno luogo, per la 27° volta, le Giornate FAI (Fondo Ambiente Italiano) di Primavera in tutta Italia. La Delegazione FAI Firenze aprirà le porte di alcuni luoghi solitamente chiusi al pubblico. Un nutrito gruppo di studenti volontari faranno da cicerone raccontando elementi storici e artistici dei luoghi visitati. La giornata è aperta al pubblico a fronte di un’offerta, ma i soci FAI salteranno le code e avranno accesso in esclusiva ad alcuni luoghi (ci si potrà associare all’ingresso il giorno stesso della visita).

I 7 luoghi straordinari aperti a Firenze

La Delegazione FAI di Firenze propone l’apertura di 7 luoghi straordinari legati a percorsi tematici e aree geografiche, così che il visitatore, all’opportunità di conoscere i singoli luoghi, può unire quella di approfondire il legame storico e culturale esistente tra loro.

Un santo chiamato Firenze e Firenze nominata Capitale

Il titolo di questo itinerario nasce da un gioco di parole, ma nasconde molto altro. A dominare su una delle maggiori piazze di Firenze è l’imponente mole del complesso di San Firenze, il cui nome deriva dalla storpiatura della denominazione di un’antica chiesa non più esistente dedicata a San Fiorenzo. A legare la sua storia a quella del vicino palazzo che fa angolo con via dei Leoni è il periodo in cui Firenze divenne Capitale del Regno d’Italia (1865-1870): c’è stato un momento in cui San Firenze era Ministero dell’Istruzione e l’Hotel adiacente era la buvette del Parlamento. Visitare l’Hotel Bernini (già Parlamento) e San Firenze significa scoprire opere d’arte, talvolta nascoste, e conoscere un tassello importante della storia fiorentina (e del suo presente).

Complesso di San Firenze

Tra i maggiori esempi di Barocco in Toscana, costruito dopo l’arrivo nel 1640 dei padri filippini, si compone della chiesa di San Filippo Neri, di un vasto convento e di un oratorio, completati negli anni Settanta del Settecento secondo il nuovo stile neoclassico. Il complesso subì nell’Ottocento modifiche, cambiando destinazioni d’uso: al tempo in cui Firenze fu nominata Capitale del Regno (1865) ospitò il Ministero dell’Istruzione, per poi diventare a lungo sede del Tribunale. Si potrà “riscoprire” così la sua ricca storia (ascoltando anche i racconti dei maggiori processi che vi si sono svolti) e conoscere le opere che conserva attraversando quegli spazi che dal 2012, a seguito del trasferimento delle attività giudiziarie a Novoli, hanno trovato una nuova destinazione, come le sale destinate alla Fondazione Franco Zeffirelli. Non mancheranno curiose sorprese, come gli affreschi del Seicento nascosti dietro ad alcuni sportelli, e la possibilità di vedere alcuni ambienti fascinosi, come lo studio del maestro Zeffirelli.

Il Complesso San Firenze è in piazza San Firenze, 5 ed è aperto sabato 10.00-17.00 e domenica 10.00-17.00

Hotel Bernini Palace, già Hotel Parlamento 

Già dalla seconda metà del Settecento sull’angolo di piazza San Firenze con via dei Leoni si trovava un albergo, chiamato Scudo di Francia, la cui ottima ubicazione in centro città ne aveva fatto un luogo ideale per i viaggiatori che transitavano dalla Toscana. Dal 1865, col trasferimento della Capitale d’Italia da Torino a Firenze, lo Scudo di Francia era diventato Hotel Parlamento – poi Columbia Parlamento e infine Bernini – vista la sua importanza strategica quale sosta preferita dei membri del governo, trovandosi tra le sedi di Senato (Uffizi) e Camera (Palazzo della Signoria) e quella del Ministero dell’Istruzione (San Firenze). Agli iscritti FAI sarà offerta la possibilità di vedere i maggiori ambienti decorati al tempo di Firenze Capitale: la sala con le teste in gesso, dotate di distinti copricapo, per immaginare l’eleganza degli ospiti che in queste stanze sorseggiavano il caffè, e il grandioso Salone Parlamento, coi ritratti degli uomini illustri che fecero l’Unità d’Italia.

L’Hotel Bernini è in piazza San Firenze, 29 ed è aperto sabato 14.00-17 e domenica 14.00-17.00 con ingresso riservato agli iscritti FAI

San Salvi: storie di uomini e santi, vita e arte ai confini della città antica

L’area di San Salvi è lontana dal centro di Firenze, ma è da tempo una parte significativa nella definizione del disegno urbanistico della città, e profondamente legata al suo tessuto sociale. Questa zona, fuori delle mura, era di aperta campagna quando, attorno al 1048, vi vennero fondati il convento dedicato San Salvi e la chiesa dedicata a San Michele. La loro storia e sviluppo si devono all’ordine dei Vallombrosani, fondato da san Giovanni Gualberto. Dopo aver resistito all’assedio di Firenze del 1529-1530 (gli atti vandalici risparmiarono il meraviglioso Cenacolo di Andrea del Sarto), il convento cadde nel 1871 sotto i colpi della politica di soppressioni, per divenire deposito e quindi Museo. A poca distanza, nel 1891 si inaugurava l’ospedale psichiatrico, un villaggio chiuso da una cinta muraria, nato sotto gli auspici di una moderna scienza, ma tristemente divenuto luogo di emarginazione. Nel 1978 la chiusura del manicomio apriva un nuovo capitolo per quanti vi erano reclusi e per la storia della città, ancora in parte da scrivere.

San Michele a San Salvi

Quello di San Salvi fu uno tra i maggiori conventi dell’ordine vallombrosano. Oltre a visitare la chiesa, sarà possibile accedere agli ambienti adiacenti, solitamente riservati alla parrocchia, dove le tracce dei pregevoli affreschi nel bel chiostro e nella sala del capitolo ricordano i fasti dell’antico convento. Del periodo di splendore durante il Rinascimento rimangono poche tracce, tra le quali i frammenti del grande monumento marmoreo dedicato a san Giovanni Gualberto, realizzato per mano Benedetto di Rovezzano e rimasto incompiuto: per conoscerne meglio la storia e apprezzarne la qualità sarà necessaria una visita al Museo del Cenacolo!

La Chiesa di San Michele è in piazza di San Salvi, 10 ed è aperta sabato 10-17 e domenica 12-17 

Cenacolo di Andrea del Sarto

Fuori dai maggiori circuiti turistici, il museo ruota attorno a uno dei gioielli della pittura fiorentina del Cinquecento: L’ultima Cena di Andrea del Sarto (1527), affresco considerato, per la modernità dell’impostazione e l’alta qualità della pittura, uno degli apici fiorentini di questa iconografia. Ma il museo non è solo questo. Allestito in alcuni ambienti di quello che era stato il convento dei monaci vallombrosani presso la chiesa di San Michele a San Salvi, consente di ripercorrere la vita del convento e l’originaria destinazione degli ambienti: dalla cucina, con il monumentale camino, alla stanza con il lavabo scolpito. Nato a seguito delle soppressioni, il Museo è divenuto il naturale asilo di dipinti provenienti da spoliazioni di chiese e monasteri soppressi a Firenze e nei dintorni, opere di alcuni dei protagonisti dell’arte fiorentina del Cinquecento. Una sala è dedicata al Monumento funebre di San Giovanni Gualberto di Benedetto da Rovezzano, i cui bellissimi rilievi superstiti mostrano i segni delle truppe che assediarono Firenze nel 1529-1530: tutte le teste vennero infatti mozzate e asportate dai soldati.

Il Cenacolo di Andrea del Sarto è via di San Salvi, 16 ed è aperto sabato 10.00-17.00 e domenica 10.00-17.00

Ex Ospedale psichiatrico di San Salvi

Per coloro che hanno avuto i nonni fiorentini “tu mi mandi a’ tetti rossi” era un tipico rimprovero che significava “tu mi mandi al manicomio”, dal colore delle tegole che svettavano oltre l’alta cinta muraria della cittadella-manicomio. Era poi noto che chi varcava quelle mura difficilmente ne sarebbe uscito. Grazie agli ambienti della ristrutturata Villa Fabbri, si potrà scoprire la storia di quella che era stata una vera e propria “città de’ grulli”, inaugurata secondo l’idea innovativa di Vincenzo Chiarugi, pioniere della psichiatria moderna, per cui il folle doveva vivere in un ambiente ordinato, che si opponesse alla malattia mentale intesa come “disordine delle passioni”. Il villaggio, con vasto parco alberato chiuso dal muro di cinta, ospitava strutture ospedaliere, direzione e servizi; i padiglioni dei malati, uomini e donne, erano separati, ma collegati da corridoi terrazzati e gallerie sotterranee; officine, spazi per le attività ricreative e una colonia agricola ne facevano un microcosmo autosufficiente. Nel 1978 è iniziata la chiusura del manicomio, conclusasi nel 1998. Alcuni edifici hanno trovato nuova destinazione, mentre l’Azienda USL Toscana, proprietaria dell’area, sta vagliando ipotesi di recupero.

L’ex-Ospedale Psichiatrico è in via di San Salvi, 12 ed è aperto, in collaborazione con USL Toscana Centro, sabato 10.00-17.00 e domenica 10.00-17.00 

Il pallone e la palma: miti della Firenze moderna al Campo di martedì

La zona del Campo di Marte, vicina alla stazione ferroviaria per Roma, era destinata alle esercitazioni militari, da cui il nome, finché nei primi decenni del Novecento vide trasformare la sua fisionomia in quartiere residenziale e polo sportivo della città con la costruzione del nuovo Stadio, che appena terminato, nel 1932, fu salutato come il più all’avanguardia nel mondo. Se la “palla” è il simbolo ideale dello stadio, la “palma” è il simbolo raffigurato nell’edificio della Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che affonda le sue origini nel centro di ricerca di scienze tropicali e subtropicali nato a Firenze nel 1904 e trasferitosi nel 1941 nel monumentale edificio di via Cocchi.

Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo, già Istituto Agronomico per l’Oltremare

Entrare in questo luogo significa immergersi nel passato, in una bella quanto rara architettura fiorentina del Novecento; scoprire un’oasi verde e una preziosa collezione botanica; conoscere la storia e l’evoluzione di un’istituzione che ha rappresentato, per oltre un secolo, un ponte con “l’Oltremare”; riflettere sull’attualità del tema del rapporto tra l’uomo e lo sfruttamento del suolo e dei suoi prodotti. Il vasto edificio che si affaccia su via Cocchi e che si impone per la sobria ed elegante architettura moderna e le monumentali figure di tema coloniale sulla facciata (opera di Mario Moschi) è oggi sede fiorentina dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Quando venne terminato, nel 1941, su progetto di Aurelio Ghersi, era destinato ad accogliere l’Istituto agronomico per l’Africa Italiana, dal 1959 Istituto Agronomico per l’Oltremare. Al gusto novecentista degli esterni corrispondono gli arredi interni, appositamente progettati, e le decorazioni con motivi esotici, esito del sodalizio tra architetti, ingegneri, arredatori e artigiani. Risalenti alle origini dell’istituto sono la ricca biblioteca, la vasta fototeca e il museo agrario tropicale con la raccolta di attrezzi e strumenti provenienti da vari paesi. Nel giardino, un’oasi verde in città, si trova l’importante collezione di piante tropicali e subtropicali, con oltre 350 specie raggruppate in base all’utilizzo. Riservata agli Iscritti FAI la visita alle suggestive serre del giardino tropicale, nelle quali si potrà percorrere l’intrico di piante.

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo è via A. Cocchi, 4 ed è straordinariamente aperta sabato 10.00-17.00 e domenica 10.00-17.00

Stadio Comunale Artemio Franchi

Il protagonista del calcio fiorentino apre le sue porte per svelare i segreti della sua costruzione e per narrare quanto si svolge lontano dagli occhi dei tifosi. Le persone che solitamente entrano per vedere la partita, potranno acquisire consapevolezza dell’edificio che li accoglie e avere la possibilità di accedere a spazi riservati. Chi invece non è mai entrato potrà capire perché lo Stadio Artemio Franchi è tutt’oggi meta di studiosi di architettura provenienti da tutto il mondo. Terminato nel 1932 e considerato uno dei massimi esempi del Razionalismo italiano, è uno dei maggiori traguardi dell’ingegnere Pier Luigi Nervi, per la raffinatezza delle strutture a vista e per le soluzioni innovative che coniugano ricerca estetica e rigore strutturale. Rappresenta un unicum nella sua forma a “D” e annovera diversi primati, come la straordinaria opera ingegneristica della pensilina della tribuna con 22 metri a sbalzo senza sostegni grazie all’esatto calcolo del baricentro, posto sul retro delle gradinate (così da non compromettere la visuale del campo), le tre scale elicoidali e la slanciata Torre di Maratona, che con i suoi 55 metri di altezza assolveva un compito propagandistico.

Lo Stadio Comunale Artemio Franchi è in viale Manfredo Fanti, 4 ed è aperto solo domenica 10.00-17.00 

Avete preso nota dei luoghi aperti al pubblico questo weekend (qui le aperture delle precedenti giornate)? Fate la tessera FAI (Fondo Ambiente Italiano) al primo ingresso, non solo per saltare tutte le code ma anche per contribuire alla valorizzazione di luoghi, giardini e castelli del territorio italiano.