Napoli benvenuti al Sud Santa Chiara e Lungomare

Per impegni professionali (di Fabio) e scolastici (di Franci) siamo stati costretti a non presenziare alla laurea specialistica di mia nipote Emilia a Napoli e ci siamo ripromessi di visitare questa splendida citta’, con calma, nella prima occasione utile. L’occasione è arrivata: il ponte del 2 giugno con ben 4 giorni per visitare una citta’ unica, dove Fabio non era mai stato. Da Firenze due mesi prima acquisto i biglietti del treno per noi 3 (è troppo comodo: in sole tre ore col Frecciarossa arriviamo da stazione a stazione) e prenoto un bed & breakfast centralissimo, con silenziosi affacci su un giardino (privato) e colazione servita sul terrazzino.

Partiamo giovedì 2 giugno alle 8.30 di mattina e arriviamo a Napoli alle 13.00 con mezz’ora di ritardo, prendiamo il biglietto della metropolitana a 1,20 euro cadauno per corsa (la Linea 1 della metropolitana è quella nota per le sue fermate con installazioni di arte contemporanea e infatti gia’ in stazione siamo accolti da lumaconi fluo) e scendiamo alla fermata Dante. Be’, gia’ all’uscita dalla metro ci siamo sentiti proiettati nel profondoSud con un insieme di colori, odori, suoni, rumori tipici di una citta’ a meta’ tra Nord Africa e Italia. Piazza Dante è un mix di Oriente e Occidente: palazzi e chiese, alcuni colorati altri mezzi sgarrupati, palme, tavolini di bar e bambini che giocano a pallone con in mezzo il monumento a Dante Alighieri e, sullo sfondo, il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele.Attraversiamo Port’Alba, piena di bancarelle e negozi di libri nuovi e usati, arriviamo in piazza Bellini, centro della movida notturna e, grazie alla cortesia del B&B, The Bellini House (via Santa Maria di Costantinopoli 54), posiamo i nostri bagagli ed entriamo nella nostra camera, decorata con mezze cornici e con un bagno grande con affaccio sul giardino e ci rinfreschiamo prima dell’ora prevista per il check-in. Ci accoglie la simpatica Alessia che, dopo averci offerto da bere, mappa alla mano, ci spiega tante cose da vedere e da fare a Napoli dandoci consigli su come raggiungere i vari posti (non solo musei, lungomare, ecc. ma anche pizzerie e pasticcerie famose e/o caratteristiche). Qui trovi l’intervista a Roberto di TheBelliniHouse.

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Ci incamminiamo verso il centro storico e arriviamo in via dei Tribunali dove, tra graffiti urbani e lo striscione sull’istituto tecnico frequentato da Pino Daniele (un vero idolo cittadino insieme a Toto’ e Maradona), le lunghe code davanti ai pizzaioli più famosi (Sorbillo in primis) ci scoraggiano parecchio. Proseguendo bancarelle e negozi di alimentari e una fiumana di gente, arriviamo in via Duomo davanti alla pizzeria “Il Figlio del Presidente” dove la coda è solo per chi vuole sedersi a mangiare quindi optiamo per pizza fritta, crocchette e bibite in piedi per la strada (per tutti e tre spediamo meno di 10 euro ma la pizza è davvero unta e pesante e la mollo appena iniziata). Proseguiamo e arrivamo alla via con un bellissimo murale realizzato da Jorit Agoch, giovane artista napoletano di madre olandese, raffigurante un San Gennaro dal volto umano e i colori Caravaggeschi, su un palazzo al lato della chiesa di San Giorgio Maggiore, la cui navata esterna è stata demolita per far posto alla strada. Entriamo nel quartiere dove noto una biblioteca-ludoteca e una scuola dedicate ad Annalisa Durante, la ragazzina tredicenne ammazzata per sbaglio per strada dalla camorra una decina di anni fa e capiamo di essere nel quartiere di Forcella. La coda ci fa capire di essere davanti alla pizzeria Michele (tra le più famose di Napoli) e scendiamo per arrivare al Castello del Maschio Angioino passeggiando su Corso Umberto I, viale dal respiro di citta’ europea, oltrepassando il quartiere universitario e arrivando pian piano a piazza Borsa dove… scoppia un temporale incredibile che ci costringe ad entrare in un bar. Prendiamo due caffè ma la pioggia non accenna a fermarsi quindi iniziamo a conversare col personaggio che lo gestisce in un siparietto tipicamente partenopeo in cui si parla di politica (“Mia moglie si candida con Lettieri ma tanto so’ tutti uguali”), turismo e affitti (“Siete in un AirBnb? Eh ma presto scompariranno che so’ tutti fuorilegge… e quanto pagate? E’ troppo! Con 30 euro ve lo trovavo io il B&B in centro!”), calcio e, dopo mezz’ora, continuava a venir giù pesante ma Fabio voleva togliere il disturbo. E lui: “Ma avete un appuntamento? No? E allora…”

Finalmente spiove davvero e saliamo per ritornare verso casa ma ci ritroviamo a SpaccaNapoli, dove oltre un muro con una torre troviamo il Chiostro di Santa Chiara (la Chiesa purtroppo era chiusa), tra i luoghi consigliati dei napoletani e simpatizzanti. Noi due adulti facciamo il biglietto di 6 euro per accedere al Complesso Monumentale (leggo dal sito) comprendente Chiesa, Monastero e Convento, innalzato dal 1310 al 1328 per volere del re Roberto D’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca, devoti a San Francesco di Assisi e a Santa Chiara, che vollero costruire una cittadella francescana per accogliere nel monastero le Clarisse e nel convento adiacente i Frati Minori. Ci colpisce tantissimo il Chiostro Maiolicato del monastero trasformato a meta’ Settecento da Vaccaro con due viali che, incrociandosi, hanno diviso il giardino in quattro settori fiancheggiati da 64 pilastri a pianta ottagonale lungo i viali, rivestiti da maioliche con scene vegetali. Meravigliose e tipicamente campane le coloratissime decorazioni delle maioliche dei pilastri e dei sedili, opera degli artigiani Donato e Giuseppe Massa, che rendono la struttura insieme vivace e rilassante con scene di vita quotidiana. Le pareti e i soffitti delle navate laterali del chiostro sono coperte da affreschi secenteschi con santi (con Franci abbiamo letto tutti i nomi, laddove erano indicati) e scene dell’Antico Testamento. Non mancavano le fontane di stile occidentale e una piscinetta rasoterra stile hamman.

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A Francesco è piaciuto tantissimo il Presepe Napoletano del Settecento posto al lato destro all’ingresso del Chiostro con personaggi e scene della vita quotidiana, riprodotti con minuziosa cura, per rappresentare uno spaccato realistico della Napoli verace d’allora, brulicante attorno alla Sacra Famiglia, posizionata in un monumento romano diroccato (non nella classica stalla). Entriamo nelle quattro sale del Museo dell’Opera con cimeli scampati al bombardamento del 1943 con reperti rinvenuti durante gli scavi e il restauro seguita da Statue e Decorazioni di Marmo (nell’omonima Sala) con i stemmi di alcune delle famiglie nobili locali. Nel soppalco troviamo paramenti sacri, corredi liturgici e reliquie, oltre al busto ligneo dell’Ecce Homo, opera rinascimentale di Giovanni da Nola. All’esterno attraversiamo l’Area Archeologica, con i resti di uno stabilimento termale romano di una villa patrizia di fine I secolo d.C. che si congiungeva all’acquedotto cittadino.

La Chiesa di Santa Chiara era chiusa ma di fronte, con una parete a bugne (delle piccole piramidi a punta) che ricorda il palazzo dei Diamanti di Ferrara, entriamo nella prima Chiesa Monumentale di stile Barocco Napoletano: la chiesa del Gesù Nuovo (dall’omonima piazza con l’obelisco dell’Immacolata), o della Trinità Maggiore. E’ una delle principali Chiese della città, un vero concentrato di pittura e scultura barocca opera dei principali artisti della scuola napoletane. All’interno è custodito il corpo di Giuseppe Moscati, reso santo da papa Giovanni Paolo II (non lo sapevo: si tratta di uno dei santi preferiti di mio papa’, il famoso ‘medico dei poveri’ a cui si ispirava nel suo lavoro). Devo dire che il barocco napoletano non è il mio stile (mi riconosco di più nell’essenziale romanico e nell’austero gotico) ma in questa Chiesa tutto era meravigliosamente iper-carico: dalla cupola decorata ai pavimenti in marmo intagliato, dai sacri arredi dorati (o in oro massiccio?) ai lampadari in vetro di Murano, dall’organo alle statue, dipinti, simboli, fregi posti nelle 10 cappelle laterali rispetto alla navata a croce greca centrale. Tanto di tutto come la gente, le parole, i colori, i sapori di questa citta’ unica.

Usciamo dalla Chiesa per dirigerci lentamente verso il Bed&Breakfast tappa dopo tappa in due dei laboratori di cioccolato e pasticceria artigianale ultra-secolari di Napoli: la prima da Gay Odin (in via Benedetto Croce, famosa cioccolateria dove prendiamo un cono gelato, la seconda da Scaturchio (in piazza San Domenico Maggiore davanti all’omonimo Obelisco) dove mangiamo, a meta’, la migliore sfogliatella riccia della nostra vita: grande, unta, con 200g di ricotta mescolata a canditi e essenza d’arancio. Deliziosa!!! Risaliamo da vico San Domenico, viuzza ribattezzata Basso 13, tra un graffito e l’altro, densa di botteghe di artigianato contemporaneo dall’abbigliamento e le calzature a prodotti per la casa e oggetti di interior design (tra queste Yuzz, Bottega 21, Kiphy saponi naturali, La Casa Brutta, Frendo con abiti vintage, ecc – qui un interessante articolo su questa interessante viuzza di Napoli paragonata alla Berlino contemporanea).

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Ci riposiamo un po’ in camera prima di andare ad incontrare Emilia che, in auto, ci portera’ a Posillipo per ammirare il panorama. L’appuntamento è fissato davanti alla Feltrinelli in fondo a via Chiaia per raggiungere la quale attraversiamo tutta via Toledo partendo da piazza Dante, la via più densamente popolata e animata che io abbia mai visto, più simile ai suk medio-orientali che a una via dello shopping occidentale. Tanti negozi, tanta gente, tanti sacchetti, tanto colore, rumore, odore. Allo storico caffè Gambrinus, giriamo in via Chiaia e il livello dei negozi (e della gente) sale rapidamente: boutique raffinate, napoletani super-chic perchè i napoletani non hanno mezze misure: se sono cafoni lo sono all’ennesima potenza, ma se sono raffinati lo sono in modo sublime. Arriviamo alla Feltrinelli ed Emilia ci carica in macchina e saliamo saliamo saliamo ‘ngopp’ a Posillipo dove in un piazzale ci godiamo lo spettacolo del golfo di Napoli con Vesuvio sullo sfondo – un panorama da cartolina (o da servizio di matrimonio, come dimostrano i giovani sposi con damigelle e fotografi al seguito). Emilia conosce la zona perchè due studentesse a cui fa ripetizioni abitano a Posillipo e conosce anche uno strategico garage in fondo a via Chiaia, attraverso tante stradine nascoste, da cui parte la nostra passeggiata sul Lungomare di Napoli, uno dei più lunghi e belli del mondo. Arriviamo sino a Castel dell’Ovo al tramonto (costruito sopra un vero e proprio uovo, se si trova non bisogna prenderlo altrimenti crolla tutta Napoli, dice la leggenda) che nasconde un quartiere di pescatori con ristorantini e bar intimi e romantici. Torniamo sul Lungomare e decidiamo di cenare al pub Penny Black Waterfront con menu per bambini e relativo kit di colori per intrattenere Franci mentre noi optiamo per panini e io scelgo le alette di pollo piccanti (meno di 40euro tutto). Appena finita la cena scoppia un temporale e ci precipitiamo in automobile per risalire verso il B&B (di giorno non abbiamo notato la salita… di sera, con la stanchezza, si nota eccome!). Termina qui la prima, intensa giornata nell’affascinante Napoli! Vai alla seconda giornata con visita guidata alla Napoli Sotterranea e cena a Pozzuoli.

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Informazioni pratiche:

Complesso Monumentale di Santa Chiara (sito web) in via Santa Chiara 49 c a Napoli – Aperto dalle 9.30 alle 17.30 nei giorni feriali e dalle 10.00 alle 14.00 nei giorni festivi – Biglietto di ingresso: 6,00€ intero gratuito per bimbi fino a 6 anni, 4,50€ ridotto per studenti, insegnanti, anziani