Costiera Amalfitana in famiglia in un weekend

Da tempo volevamo visitare la Costiera Amalfitana in famiglia e finalmente abbiamo colto l’opportunità di farlo sfruttando un mio impegno di lavoro in zona che abbiamo trasformato in un weekend lungo a metà giugno 2013. In più sognavo di visitare Pompei, uno dei siti archeologici più importanti al mondo, Patrimonio dell’UNESCO. E’ indubbio il fascino di un’antica e fiorente città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C. e sepolta sotto la lava per oltre due millenni, perciò perfettamente preservata.

Da Firenze a Pompei e Sorrento

Siamo partiti da Firenze la mattina presto in automobile e guidato verso Pompei, dove siamo arrivati verso le 13.30 fermandoci nel parcheggio del sito archeologico. Il costo era di 3€ all’ora ci sarebbe stato offerto se ci fossimo fermati a mangiare nell’attiguo ristorante “I Due Cesari” con amena vista sulle auto parcheggiate. Dato che era già superata l’ora di pranzo e che Francesco aveva decisamente fame, abbiamo deciso di sederci a tavola ordinando una pizza margherita e un piatto di pasta al pomodoro. Ma qui la sorpresa: il cameriere ci ha comunicato che il biglietto del parcheggio era incluso soltanto spendendo almeno 40€ … e già Fabio ha iniziato a infastidirsi della presa in giro che, mi duole dirlo da meridionale, un toscano considera tipicamente locale. L’ho tranquillizzato dicendogli che comunque saremmo stati fregati: pagando 12€ il parcheggio oppure spendendo 40€ di ristorante più parcheggio. Noi abbiamo scelto la seconda opzione…

Dopo pranzo siamo entrati tra gli scavi di Pompei: un sito archeologico incredibilmente esteso che ha inizio da una lussuriosa spa dell’epoca e, con una pianta urbanistica ordinata e razionale, abbiamo iniziato ad immergerci nella città con le sue attività commerciali (banchi di frutta, verdura, carne, ecc.). Superando abitazioni e ville siamo arrivati al Tempio di Giove, il cuore della città, in cui erano gestite e decise le questioni politiche e amministrative. Pompei all’epoca ospitava 20.000 abitanti che vivevamo di scambi commerciali e vivevano in incredibili ville con giardini, piscine, raffinati mosaici sul pavimento e affreschi colorati sulle pareti.

Arrivati alla Casa dei Vettii, celebre per l’affresco erotico di Priapo ci aspetta l’amara sorpresa di trovarla chiusa, come la maggior parte delle ville in via delle Terme e in via della Fortuna (la strada vip di Pompei). Un addetto alla security del sito comprende la nostra amarezza per l’impossibilità di accedere ai siti più noti e più belli di Pompei e ci dice che lui ha le chiavi per i tre siti principali di Pompei chiusi al pubblico. Se diciamo che siamo suoi parenti, si offre di mostrarceli (in cambio di una mancia, naturalmente) così abbiamo la possibilità di vedere la Casa del Fauno e la Villa dei Misteri, accompagnata dalla narrazione di curiosità sugli affreschi e abitudini dell’antica Pompei. Dieci anni fa, ci dice, c’erano 120 guardiani nel sito mentre oggi ne sono rimasti soltanto 18 che non riescono a garantire la preservazione dei reperti dal danneggiamento ad opera dei turisti. Ecco perché la maggior parte dei siti sono chiusial pubblico.

Oltrepassiamo la Palestra e l’Anfiteatro che ospitava i gladiatori in lotta contro gli animali (a Pompei adoravano questa tradizione!) e terminiamo la visita nell’enorme, maestoso Teatro Grande, che conteneva ben 5.000 spettatori, mentre il Teatro Piccolo, per 1.000 spettatori, recentemente restaurati. La visita di Pompei mi ha molto delusa e sconfortata: non avevo mai visto un simile patrimonio culturale praticamente abbandonato a se stesso! Se in altri paesi ci fosse anche solo un ventesimo di quanto presente a Pompei, l’avrebbero protetto, restaurato e valorizzato, investendo in promozione turistica. D’altro canto sono contenta di aver visitato questo sito perché temo che, continuando così, cadrà presto a pezzi anno dopo anno.

Lasciamo Pompei, stanchi e polverosi, e raggiungiamo Palazzo Abagnale, un bed & breakfast nel centro di Sorrento (corso Italia 164) che ci accoglie con i suoi colori (abbiamo prenotato l’ampia e pulita Camera Rosa a 139€ compresa colazione). Dopo una doccia con cosmetici Etro usciamo per andare a cena in un ristorante consigliato dal gestore dell’hotel (se siete giovani coppie consigliamo di provare “Camera & Cucina”, con cocktail, cibo e mostre fotografiche che inizia a servire alle 21.00, un po’ tardi per Francesco). Noi scendiamo i gradini che ci portano dal centro al ristorante di pesce “Vela Bianca”, in via Marina Piccola dove ci viene consigliato un fuori menu (evitatelo se siete al Sud! Si tratta di una sicura fregatura!!!), la pezzogna, tipico pescato della zona. Accompagnato da patate era ottimo ma con una bottiglia di vino bianco e un antipasto preso da Fabio che ha poi scelto il polpo abbiamo speso 100€ (un po’ troppo per la zona).

Un giro in Costiera Amalfitana

Ci svegliamo presto e dopo colazione (oltre ai classi alimenti, sono stati serviti pezzi di pizza e mozzarella di giornata) partiamo verso Positano. Seguiamo la costa dove si alternavano piccole baie e strapiombi, attraversando paesini circondati dal blu del mare e del cielo. La Costiera Amalfitana è un mondo a parte caratterizzato da quello stile raffinato tanto amato dai vip, soprattutto statunitensi (Jacqueline Kennedy in primis). Profumi e sapori mediterranei si susseguono paese dopo paese da Vico Equense a Sorrento, da Positano ad Amalfi, Praiano, Furore, Ravello, Cetara (e le sue famose alici) con Vietri dalla parte opposta. La Costiera Amalfitana è anch’essa, come Pompei, dichiarata Patrimonio dell’UNESCO

Ci fermiamo a Positano, con i suoi scorci mozzafiato che si rivelano gradino dopo gradino, scendendo verso la piazza centrale del paese (non si può accedere in automobile a causa delle strette stradine). Ci fermiamo per fare merenda nella caffetteria/concept store “Casa e bottega – Food & Design” (via Pasitea 100) con frutta e smoothies, circondati da artigianato locale di qualità. Il passaggio da Pompei e Sorrento mostra il differente approccio degli autoctoni nei nostri confronti non più considerati turisti da spennare ma un tesoro da coccolare. E finalmente iniziamo a rilassarci e a goderci il weekend!

Scendiamo fino a raggiungere la spiaggia, oltrepassando la Chiesa di Santa Maria Assunta con la cupola in verde maiolica. Le stradine con tanti negozietti artigianali propongono i famosi sandali e abiti di lino: quelli che Jackie amava indossare durante i suoi soggiorni in loco. Gallerie d’arte contemporanea e una banda tradizionale: un mix di tradizione e contemporaneo. Al ritorno ci aspettano tutti i famosi scalini fatti in discesa che, in salita, non sono più così gradevoli, specialmente per Francesco 🙂

Facciamo un errore e saltiamo la meta di Furore finendo a Praiano a Mare. Non ce ne pentiamo perché scoviamo un delizioso ristorantino sugli scogli, Il Pirata (via Terramare) dove pranziamo con pasta fresca e fritto di pesce e una bottiglia di vino bianco freddo e frizzante che ci rimette al mondo. Sfogliamo un libro fotografico della Costiera Amalfitana agli occhi del Jet Set Americano degli anni Sessanta (il ristorante era lo storico Africana Club dove Jackie O danzava con Gianni Agnelli, per fare un esempio).

Furore, col suo fiordo,è uno dei Borghi più Belli d’Italia ma impossibile da raggiungere per un bambino (dura camminare sotto i 40° del primo pomeriggio) per cui ci dirigiamo verso Amalfi, antica repubblica marinara (con Genova, Pisa e Venezia), tanto per cambiare patrimonio dell’UNESCO e, in passato, uno dei porti marittimi di importanza strategica mondiale per ragioni militari e commerciali. Parcheggiamo e camminiamo verso piazza Duomo con la bellissima Cattedrale di Sant’Andrea e la sua facciata bizantina adornata di dipinti di santi, incluso un affresco di Sant’Andrea. L’interno è barocco con il Chiostro del Paradiso utilizzato nel XIII secolo come cimitero delle famiglie nobili di Amalfi, un gioiello di pace e bellezza.

Visitiamo il Museo della Carta a mano (tecnica appresa dagli Arabi) e ci sediamo in una pasticceria storica (esiste dal 1830) di piazza Duomo, Fratelli Pansa, per una sfogliatella di Santa Rosa e un babà, dopo il doveroso shopping agli Antichi Sapori di Amalfi a base di limoncello, crema di limoncello e cioccolato al limoncello per noi e da regalare (la titolare ha insistito così mi sono sacrificata e ho assaggiato tutte le specialità: deliziose!).

Arriviamo nel nostro hotel prenotato a Ravello in serata, l’Hotel Parsifal (viale Gioacchino D’Anna, 5), edificio costruito come monastero nel 1288 e convertito in un hotel 3 stelle nel 1948, gestito dalla famiglia Mansi. L’hotel è dedicato all’opera di Wagner scritta vicino Villa Rufolo nel 1880. La nostra camera aveva una terrazza con vista sulla Costiera Amalfitana. A Francesco piaceva il giardino con la vasca piena di pesci (la mattina è andato a dargli da mangiare insieme al proprietario dell’hotel). Ravello è una località molto esclusiva, dove quasi tutti gli hotel sono a 5 stelle: è stato difficile trovare una camera in un 3 stelle che abbiamo pagato 175€ ma li meritava tutti.

La passeggiata prima di cena ci mostra il lato di lusso romantico che caratterizza Ravello: 250 matrimoni all’anno la scelgono come scenario (è il business principale del paese) e i migliori negozi della costiera (secondo me) per acquistare i famosi sandali e artigianato tipico. E la quiete e la pulizia conferiscono a Ravello un senso di pace e di bellezza incredibile (considerando che si trova in Campania mentre sembra di essere in Inghilterra!). Per cena scegliamo il ristorante Figli di Papà (via della Marra, 7) dove Francesco ha scelto gnocchi alla sorrentina e io e Fabio pesce di qualità a un buon prezzo.

Le Ville di Ravello e Cava dei Tirreni

Domenica mattina visitiamo le Ville di Ravello iniziando dalla famosa Villa Rufolo, costruita nel 1270 dalla ricca e potente famiglia dei Rufolo, menzionata nel Decamerone di Boccaccio, attrazione per migliaia di visitatori all’anno attirati dal Festival di Ravello. Meravigliose le sottili colonne del Chiostro e la magnifica vista sulla Costa (con un’altra vasca di pesci tanto amata da Francesco).

Tappa successiva: Villa Cimbrone, costruita nell’undicesimo secolo su un promontorio roccioso noto come “Cimbronium”, venduta alla Chiesa e trasformata in Monastero. Il politico inglese Ernest William Beckett la rilevò all’inizio del XVIII secolo e iniziò il restauro, seguito da sua figlia, che vi abitò coltivando rose, tra cui la Rosa di Ravello. All’epoca dei Beckett, molti furono gli ospiti illustri che passarono da Villa Cimbrone: Virginia Woolf, E.M.Forster, D.H.Lawrence, T.S. Eliot, Henry Moore, Winston Churchill, il Duca e la Duchessa di Kent, Greta Garbo, ecc. La Villa fu venduta nel 1960 alla famiglia Vuilleumierche la usò inizialmente come residenza privata trasformandola poi in albergo. Nel 1976 lo scrittore americano Gore Vidal, che visse nell’attigua La Rondinaia, scrisse su Villa Cimbrone: “Mi fu chiesto da una rivista americana quale era il luogo più bello che io avessi mai visto in tutti i miei viaggi, e io ho risposto: il panorama del belvedere di villa Cimbrone in un luminoso giorno d’inverno, quando il cielo e il mare sono così vividamente azzurri che non è possibile distinguerli l’uno dall’altro.” Ecco perché Ravello divenne l’attuale gioiello: gli intellettuali e i nobili che vi soggiornarono, fecero un passaparola tra i loro amici, scrittori, attori che si trascorsero le loro vacanze in esclusive residenze. Ecco spiegati i tanti hotel 5 stelle e i prezzi stellari.

Tempo di spostarsi nuovamente verso Cetara, paesino di pescatori famoso per le sue alici (e la colatura). La folla, però, ci ha impedito di fermarci e, superata Vietri sul Mare, decidiamo di pranzare a Cava dei Tirreni, che si ha sorpresi per la sua piacevolezza. Un centro cittadino costeggiato da portici lungo il viale principale e un ristorantino dietro il Duomo, l’Officina del Gusto (corso Umberto I, 55), dove ci siamo fermati a pranzo: buon cibo al giusto prezzo. Dopo pranzo, Fabio e Francesco mi hanno lasciata al MediterraneanFabLab, per l’evento che mi vedeva in veste di giurata, in un centro polifunzionale pieno di vitalità e dinamismo (rappresentavo la startup MakeTank nella giuria di un contest di design organizzato dalMediterraneanFabLab: qui il post)

Avere un bimbo non ci impedisce di viaggiare al nostro solito passo: un hotel diverso in una città diversa ogni notte, tante passeggiate e siti storici visitati, tanto buon cibo e stimoli per la mente e un panorama caratterizzato al blu del mare all’orizzonte. Il presente articolo è la traduzione italiana di quello per ArtTrav, blog di arte e viaggi della mia amica Alexandra Korey.