La mia gioventù messa all’asta

Si nasce, si cresce, si va via dalla propria città del Sud per andare all’Università al Nord, si rimane altrove per tornare alle feste comandate, tre volte all’anno – Natale Pasqua e agosto – quando si studia, sempre meno quando ormai la propria vita è altrove. E poi muoiono, uno dopo l’altro, i propri genitori e allora si torna perchè occorre svuotare la casa in cui siamo cresciuti per metterla in vendita. Niente di straordinario: è successo a tante persone che conosco ed è successo anche a me.

L’anno scorso a febbraio sono stata una settimana a Taranto e, iniziando dalla cucina, ho iniziato a controllare quello che era presente nei mobili per svuotarli: armadi, cassetti, consolle, scrivanie, mensole. Alcuni mobili sono serviti a me e Fabio che abbiamo messo su casa nuova a Firenze (in basso la consolle Frattini per Bernini a Firenze). Li avevo selezionati e fotografati in un precedente viaggio a Taranto e avevo postato qualche foto su instagram. Una, in particolare, il mix di 4 lampadari ripreso da sotto, aveva attirato l’attenzione di un altro instagrammer che aveva iniziato a farmi qualche domanda: dov’erano? erano in vendita? Si era detto interessato ad acquistarli tutti e mi aveva pregato di togliere la foto da instagram. Quest’ultima richiesta mi ha fatto capire che si trattava di oggetti pregiati (non che avessi dubbi) e mi ha spinta a cercare online qualcosa di simile. E cercando cercando ho trovato il sito di una recente asta in cui un lampadario molto simile a quello in ottone e cristallo sfaccettato Fontana Arte del salone era stato battuto a 40.000 euro (si si, non avete letto uno ZERO in più, dico proprio QUARANTAMILA euro) e lo specchio ovale Fontana Arte circondato da cristallo (nel caso dell’asta verdi) a 21.000 euro.

Ho preso le redini della situazione, consapevole da sempre che papà nei suoi acquisti ha privilegiato la massima qualità senza badare a spese e ho fotografato tutto quello che presupponevo avesse valore commerciale: tappeti e quadri, acquistati per investimento, e tutti i mobili e le lampade presenti in casa. Ho cercato su internet le principali case d’asta specializzate in quel tipo di oggetti e le ho contattate inviando le foto via WeTransfer. La persona più interessata si è subito rivelata Sergio Montefusco, esperto di Design e Arti Decorative del XX secolo della Casa d’Aste Boetto di Genova e autore di volumi dedicati a Fontana Arte. Ha subito apprezzato la collezioni di lampadari, specchi e mobili scelta da mio padre per arredare il suo appartamento di Taranto, affine al suo gusto personale (avrebbe quotato anche la libreria della biblioteca per se stesso, non da mettere all’asta). Al telefono mi ha dato le sue quotazioni indicative dei pezzi presenti in casa, uno per uno, ma l’ho avvisato che i tempi non erano ancora maturi, perchè in casa abitavano ancora mio fratello e mia zia.

Ho iniziato a capire le varie opzioni tra vendere all’asta i singoli pezzi oppure vendere in blocco a un mercante: se si vende a un’asta i pezzi devono essere perfetti (quindi integri e/o restaurati con pezzi originali dell’epoca) e all’imballo e al trasporto occorre pensarci in prima persona, assumendosi i relativi costi e rischi (piuttosto alti, considerando l’ingombro e la fragilità dei pezzi). Le aste sono comunque un’incognita per i venditori: non è detto che i pezzi riescano a vendersi e, nel caso, occorre pensare nuovamente all’imballo e al trasporto dei pezzi invenduti da recuperare. Sergio mi ha messo in contatto con Luigi, un mercante che, previo sopralluogo a sua cura e spese, si sarebbe occupato di acquistare tutti i pezzi pagando subito tutto e preoccupandosi lui di imballo e trasporto. Sicuramente a una valutazione inferiore rispetto al valore potenziale di alcuni singoli pezzi (dal prezzo dell’asta occorre però detrarre il 22% e il 15% di provvigioni pagate alla casa d’aste quindi dei 40.000euro rimane il 63% del prezzo in mano al venditore che, comunque, è una cifra notevole), ma senza sbattimenti lato nostro. Dico ‘nostro’ perchè i pezzi appartenevano a noi tre fratelli, con i quali mi sono confrontata preferendo la soluzione di vendita di tutti i pezzi in blocco al mercante. Occupandomene io che vivo a Firenze, non avrei potuto fare diversamente e già ho gestito le fasi del sopralluogo e della vendita con due trasferte a Taranto.

Luigi è venuto una prima volta a Taranto per valutare di persona i pezzi e, dopo un paio di scambi di mail con contrattazioni incrociate, siamo giunti a un accordo e abbiamo definito la data per la vendita. Io sono arrivata prima a Taranto impiegando due giorni a svuotare i mobili destinati all’asta, selezionando quello che vi era contenuto. A inizio novembre la casa è stata smantellata nei suoi pezzi migliori con due viaggi da parte di Luigi (che ha anche portato due tavolini a me e a Paoletta) e … segue …